Siamo abituati a lasciarci incuriosire, sul grande come nel piccolo schermo, da film e serie tv in cui si parla – con assoluta nonchalance – della fine del mondo. Va spesso in scena un ipotetico conto alla rovescia che culmina in catastrofi di ogni sorta, le quali nel mondo reale in genere assumono le sembianze di cambiamenti climatici e inquinamento globale. E’ in questo contesto che abbiamo imparato a conoscere una terminologia nuova e insolita che alle catastrofi e al pericolo di un loro accadimento si lega a doppio filo. Si sente parlare così di survivalismo e di prepper (dall’inglese ‘to prepare’), intendendo di base l’attitudine di alcune persone a prepararsi per sfuggire a un imminente disastro e – per assurdo – anche alla fine della civiltà come la conosciamo.
Tecniche e attrezzatura per assicurarsi la sopravvivenza
Il prepper si attrezza per assicurarsi la personale sopravvivenza, imparando ad essere indipendente dagli agi del mondo moderno con i suoi utensili e accessori iper tecnologici. Vi sono alcune differenze con il survivalista puro, la cui preparazione suona a tratti militare ed è maggiormente votata alla sopravvivenza in una natura selvaggia. L’elemento più importante sul quale bisogna puntare i riflettori è senza dubbio l’attrezzatura necessaria per portare avanti qualsiasi obiettivo di stampo survivalista. Occorre imparare a cibarsi sfruttando ciò che offre la natura e capire quali metodologie utilizzare per la conservazione di alimenti e armi. Sarà ovviamente utile anche saper costruire dei ripari dalle intemperie e possedere rudimenti per ciò che concerne i concetti medici di base.
L’importanza di essere previdenti e studiare piani B virtuosi
C’è chi è pronto a bollare i prepper come degli assoluti pessimisti. Potrebbero forse, più semplicemente, essere definiti come delle persone previdenti e che vogliono essere sempre sicure di potersela cavare a prescindere dalla situazione in cui si trovano. In questo contesto, inoltre, non vi è alcuna limitazione di genere. Anzi, le donne per via della loro abilità nel multitasking sono sicuramente più portate all’organizzazione. Con un po’ di allenamento e seguendo i giusti consigli, possono diventare delle prepper perfette.
Il survivalismo punta al continuo studio di ‘piani B’ virtuosi (in America, per esempio, sono in molti a possedere un bunker attrezzato di tutto punto per ‘situazioni di emergenza’). Si organizzano abiti e mezzi di trasporto, si impara a risultare autonomi di fronte a un’improvvisa e prolungata interruzione di acqua o elettricità. Con tutto ciò che ne consegue in termini di qualità della vita e benessere personale, che devono sempre essere garantiti.
Cos’è l’Orologio dell’Apocalisse e come funziona
Se è vero che queste attività e attitudini appena esaminate possono risultare insolite o premature è altrettanto vero che l’esistenza può sempre riservare dei colpi di scena, di fronte ai quali bisogna farsi trovare preparati. Senza dimenticare che, tra l’altro, dal 1947 è attivo il ‘Doomsday clock’ (ovvero l’orologio dell’Apocalisse) ideato durante la Guerra Fredda dagli scienziati del Bulletin of the atomic scientists di Chicago. In pratica punta a misurare il livello di pericolo e il tempo restante prima della fine del mondo.