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Il turismo spaziale non è mai stato così vicino a noi. Nel giro di pochi anni i voli per lo spazio decolleranno anche dall’Italia

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Dai tempi di Apollo 11 e della saga di Guerre Stellari, quello di poter oltrepassare l’orbita terrestre e fluttuare nello spazio a bordo di una navicella spaziale è stato e continua ad essere il sogno di generazioni di bambini ormai diventati adulti. Da qualche anno questo sogno è diventato realizzabile anche per chi non abbia scelto di intraprendere la  dura carriera di astronauta. Sono passati già quindici anni da quando è estato effettuato il primo viaggio nello spazio per fini esclusivamente  turistici. Era infatti il 28 aprile 2001 quando lo statunitense milionario Dennis Tito, dopo un lungo e  impegnativo addestramento , sborsò ben 20 milioni di dollari per rimanere  in orbita per sette giorni a bordo dell’International Space Station inaugurando così  una nuova era del settore turistico. Da allora questo segmento estremamente elitario  è stato preso  d’assalto da un’oligarchia di compagnie del settore aerospaziale, alcune nate proprio in funzione della conquista  di una fetta quanto più possibile  di questo nuovo mercato turistico.

Tra queste spicca la compagnia del magnate Richard Branson  che con la sua Virgin Galactic ha pensato di realizzare voli spaziali quanto più possibili “commerciali”. Vale a dire rendere questo tipo di esperienza più breve ed intensa , anche in termini di addestramento, e  “abbordabile” possibile. A tal fine, in collaborazione con un’altra compagnia spaziale privata, ha inventato un nuovo tipo di velivolo spaziale appositamente dedicato ai viaggi spaziali turistici: lo spazioplano  SpaceshipTwo .   Dotata di un motore a razzo ibrido, la Spaceshiptwo  può ospitare un numero massimo di   otto passeggeri: sei  “spazioturisti” e  due membri dell’equipaggio .  Non trattandosi  una vera e propria  navicella spaziale ,ma piuttosto di un ultraleggero modificato,  ha bisogno di essere “trainata”  nello spazio da un aereo  più potente per raggiungere la quota dei 100 chilometri di altezza oltre la quale subentra l’assenza di gravità. Raggiunta questa quota , lo spazioplano viene sganciato dall’aereo- madre  e rimane oltre l’atmosfera terrestre  giusto il tempo di consentire ai turisti a bordo di fare l’ esperienza di galleggiare nello spazio, osservare il nostro pianeta da una prospettiva decisamente diversa, avere per la prima volta nella propria vita una vaga idea della vastità dell’universo per poi toccare nuovamente il suolo terrestre. La durata della permanenza oltre la  linea di Karman , ossia quella che  convenzionalmente stabilisce il confine tra l’atmosfera terrestre e lo spazio, è di circa tre minuti . Per provare il brivido di questa emozionante capatina nello spazio è sufficiente un addestramento di soli due giorni e l’acquisto di un biglietto di appena duecentocinquantamila dollari.  Questa formula, essendo meno impegnativa da un punto di vista economico e fisico,  sta riscuotendo tantissimo consenso negli Stati Uniti già  dove si contano centinaia di prenotazioni per il 2017.

Ed è proprio sulla scia di questo successo stratosferico che la Virgin Galactic ha deciso di varcare il confine Statunitense ed aprire  un punto di lancio del proprio spaziovelivolo proprio in Italia.  Entro il 2020  La SpaceshipTwo avrà un proprio gate in un aeroporto Italiano.  Può suonare strano, ma per effettuare voli suborbitali, non è necessario  che il decollo o l’atterraggio avvengano necessariamente in una base spaziale nel bel mezzo del nulla. Basta una pista sufficientemente lunga e particolari condizioni climatiche e di vento, oltre, ovviamente, alla presenza di adeguate infrastrutture. Saranno proprio questi i criteri più significativi  che determineranno la scelta della prima base stazione spaziale turistica tricolore. Attualmente nella rosa dei candidati spiccano la pista di Decimonannu in provincia di Cagliari  e quella di Grottaglie in provincia di Taranto.  E pare che tra i progetti  a medio termine di Brenson ci sia anche quello di far gradualmente progettare e costruire le componenti della Spaceship  Two direttamente in Italia.  Una grande opportunità quindi per i professionisti  dell’ingegneria aerospaziale Italiana.

Entro pochi anni vedremo quindi i nostri cieli solcati dalle scie di velivoli diretti ben più lontano  rispetto alle esotiche mete turistiche tradizionali e ci auguriamo che  insieme a loro possa decollare anche la nostra economia.