Investire in un’attività all’estero può essere un’interessante fonte di guadagno e può portare ad avviare un business che può rivelarsi essere di successo. Ma non tutti i paesi esteri forniscono le stesse possibilità, per cui, per evitare di incorrere in grossi rischi, bisogna prima fare una disamina degli stati in cui convenga investire. Non tutti gli stati, infatti, hanno le stesse caratteristiche e bisogna fare delle attente valutazioni prima di investire soldi su una nazione di cui si conosce poco o niente.
Ma dove conviene investire? In piccoli centri o in grandi città? Diciamo che non esiste una risposta assoluta a questa domanda. Generalmente, prima di avviare un’attività, è bene, però, informarsi sul territorio in cui si sta investendo. Bisogna arrivare a conoscere la mentalità e le abitudini dei nostri potenziali clienti, e capire in cosa sono differenti dai nostri. Non possiamo basarci soltanto su dati statistici come il PIL e la qualità della vita che si ha nella nazione in questione perché questi sono dati variabili e comunque non affidabili in assoluto. Il primo step che dobbiamo seguire per avviare un’attività all’estero, dunque, è documentarci sulla città in cui vogliamo trasferirci. Prima di avviare l’attività sarebbe consigliabile, magari, investire poche migliaia di euro per trascorrere alcuni mesi nel posto in questione e per iniziare, così, a comprendere le sue dinamiche sociali ed economiche.
Una volta messo in atto questo primo passo, potremo scegliere il tipo di attività da aprire ed iniziare a documentarci sulle pratiche legali necessarie ad aprirla.
Ma prima di tutto questo dovremo compiere la scelta più importante: decidere in quale paese avviare il nostro business.
La Banca Mondiale (World Bank Group) ha recentemente elaborato una classifica nella quale ha elencato le posizioni che si riferiscono alle possibilità di investire in ben 189 paesi. Per stilare questa classifica, ha considerato svariati fattori: quanto si aspetta per allacciare le utenze, i tempi necessari per far sì che i contratti siano rispettati e i tempi necessari ad avviare o concludere un rapporto lavorativo.
Dalla considerazione di questi fattori è emerso come la meta ideale per investire non si trovi in Europa, ma piuttosto in stati esteri. I primi tre posti della classifica, infatti, sono occupati da Singapore (PRIMO POSTO), Nuovo Zelanda (SECONDO POSTO) e Hong Kong (TERZO POSTO).
Per quanto riguarda l’Europa, invece, le località consigliate sono Danimarca (QUARTO POSTO), Norvegia (SESTO POSTO), Gran Bretagna (OTTAVO POSTO) e Finlandia (NONO POSTO).
Troviamo, invece, nelle altre postazioni della top ten un altro stato asiatico, ovvero la Corea del Sud (che si piazza al quinto posto), seguita a sua volta da stati oltreoceano come gli Stati Uniti (SETTIMO POSTO) e l’Australia (DECIMO POSTO).
Infine, considerando sempre i dati fornitici dalla Banca Mondiale, i paesi nei quali sarebbe sconsigliabile investire sarebbero Afghanistan (183ESIMO POSTO), Venezuela (182), Myanmar (177), Bangladesh (173), Bolivia (157) e Algeria (154). Non se la cavano bene, però, nemmeno la Grecia (61ESIMO POSTO), l’Italia (56) e la Slovenia (51).
Ribadiamo come queste considerazioni non siano assolute, ma si basino soltanto sui criteri elencati poco fa. Senza ombra di dubbio possiamo constatare, però, che gli stati in cui conviene investire ad oggi siano in gran parte asiatici e che si è già attestata una tendenza (anche italiana) ad aprire aziende e attività in questa parte del mondo e che, in molti casi, si sta rivelando essere remunerativa.
Bisogna infine considerare che lo stato destinatario dell’investimento sia strettamente correlato anche al tipo di attività che si vorrà aprire. Se ci si vorrà concentrare sulla ristorazione (cucina italiana, ad esempio) bisognerà considerare che in stati come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti questo settore sia ampliamente inflazionato. Al contrario, in stati dove questa tendenza è meno diffusa (come la Nuova Zelanda o la Danimarca) aprire un’attività del genere potrebbe portare a un maggiore rischio iniziale, ma ad un maggiore guadagno finale.
Concludiamo riassumendo gli aspetti da considerare per scegliere in quale stato investire:
– Classifica a livello mondiale (World Bank Group)
– Compatibilità del tipo di attività che si vuole aprire con il paese ospite
– Mentalità e modo di vivere dei potenziali clienti
– Conoscenza delle dinamiche sociali ed economiche del paese ospite
Indichiamo qui sotto, infine, per una maggiore leggibilità a livello visivo i primi e gli ultimi dieci stati facenti parte della classifica elaborata dalla banca mondiale:
Primi dieci stati*:
1. Singapore
2. Nuova Zelanda
3. Hong Kong
4. Danimarca
5. Corea del Sud
6. Norvegia
7. Stati Uniti
8. Gran Bretagna
9. Finlandia
10. Australia
Ultimi dieci stati*:
179. Guinea-Bissau
180. Haiti
181. Angola
182. Venezuela
183. Afghanistan
184. Congo
185. Chad
186. Sudan del Sud
187. Repubblica Centrale Africana
188. Libia
189. Eritrea
* I dati riportati sono presi dal sito ufficiale della Banca Mondiale (World Bank Group) ed elencati come nella classifica ufficiale.