Il dollaro ha aperto la settimana calando al di sotto dei minimi che aveva raggiunto nella precedente giornata di venerdì, essendo principalmente penalizzato dalla pubblicazione di alcuni dati fondamentali che hanno deluso le aspettative (in particolare, i dati sugli ordini di beni durevoli sono risultati più deboli del previsto). Successivamente, la valuta si è leggermente ripresa, con il mercato che – digeriti i contrasti di alcuni membri FOMC – ritiene di poter confermare quale scenario centrale quello di un altro rialzo dei tassi fed funds prima della fine dell’anno, e probabilmente nel mese di settembre (anche se – ribadiamo – gli ultimi discorsi sembrano aver acceso qualche dubbio sulla fattibilità e sul timing di una simile iniziativa).
Il tema centrale sarà la politica Fed
Quanto accaduto negli ultimi giorni conferma che il tema che sarà assunto come centrale dagli analisti nelle prossime settimane sarà relativo ai tempi e ai modi del prossimo rialzo dei tassi fed funds, e alla successiva partenza del ciclo di riduzione del bilancio. Proprio per questo motivo sarebbe opportuno segnare nel proprio personalissimo calendario la successione dei discorsi Fed e, poco oltre, la pubblicazione dell’ultimo verbale FOMC, il 5 luglio, a gettare ulteriore luce sul tema. I dati fondamentali – tranne il caso di sorprese molto positive o molto negative – rischiano di passare in secondo piano, con la sola eccezione delle pubblicazioni degli ISM manifatturiero e non il 3 e 6 luglio, dell’employment report il 7 luglio e dell’inflazione il 14 luglio.
A proposito di inflazione, evidenziamo altresì come il focus si sia spostato soprattutto sulla dinamica dell’inflazione che, essendosi rivelata più cauta di quanto gli analisti avevano avuto modo di attendersi, potrebbe indurre la Federal Reserve a indugiare sul prossimo rialzo dei tassi, come sottolineato da alcuni membri del comitato. Un simile scenario potrebbe indurre evidente delusione negli investitori e, di conseguenza, penalizzare il dollaro più di quanto potrebbero invece favorirlo indicazioni positive dal lato della crescita.
Euro, lo scenario migliora con gradualità
Passando all’euro, principale controvaluta del dollaro statunitense, qui lo scenario sembra migliorare con lentezza e gradualità. La valuta unica europea sembra approfittare della debolezza del dollaro statunitense, ma senza eccezionali prestazioni (a conferma di ciò, alcuni dati migliori delle previsioni non sembrano essere riusciti a spingere l’euro su nuove posizioni consolidate).
Probabilmente, una simile reazione è dovuta al fatto che il mercato sta cercando di concentrarsi esclusivamente su alcuni (pochi) dati macro, dai quali ritiene che possa dipendere l’avvio di una politica di normalizzazione da parte della BCE. In tal senso, il principale indiziato è il dato sull’inflazione: se tale dato dovesse rivelarsi superiore al previsto l’euro potrebbe aprire nuovi fronti rialzisti.
In aggiunta all’attenzione sui fondamentali, il focus sarà anche nelle dichiarazioni dei membri BCE e del presidente Draghi, che ha peraltro recentemente affermato che la ripresa globale si sta consolidando e che l’inflazione si sta rivelando piuttosto modesta, affermando poi che i fattori che stanno tenendo bassa l’inflazione dovrebbero essere di natura temporanea. Subito dopo Draghi ha poi aggiunto, a titolo di precisazione, come la crescita dell’inflazione nell’area euro non è duratura né auto-sostenuta, e pertanto si rende necessario confermare lo stimolo che la Bce ha da tempo avviato nei confronti del mercato.
A questo punto, non possiamo che seguire con particolare attenzione gli annunci e i discorsi delle due banche centrali, convinti che proprio da essi potrebbero sorgere nuove e improvvise valutazioni sull’evoluzione delle policy monetarie e, di conseguenza, impatti più o meno profondi nei cambi valutari, con particolare riferimento agli incroci tra euro e dollaro. E voi che posizioni state assumendo su tale cambio?