Il disturbo oppositivo provocatorio è uno stato mentale che riguarda principalmente i bambini. Questo disturbo può essere diagnosticato al bambino soltanto se è un comportamento consecutivo per almeno sei mesi con i sintomi che lo caratterizzano.
Cos’è il disturbo oppositivo provocatorio?
I sintomi sono diversi e numerosi e accomunano tutti i bambini affetti da questo problema. Uno dei sintomi più diffuso è la rabbia: il bambino, anche e soprattutto con i suoi coetanei, risulta minaccioso e aggressivo. È perennemente imbronciato e arrabbiato per qualcosa ed è semplice si alteri anche per banalità. Questo disturbo è molto evidente nel comportamento del bambino con i suoi compagni di scuola.
Infatti, il disturbo oppositivo provocatorio può iniziare ai sei anni, età della prima elementare, e può anche essere diagnosticato nella fase che precede l’adolescenza: la tipica fase delle scuole medie, dagli 11 ai 13 anni. Il bambino avrà il tipico comportamento da bullo: lo caratterizzano l’aggressività e la voglia di sfida nei confronti dei coetanei e soprattutto degli adulti. Non accettano mai le richieste che gli vengono fatte, anche se provengono da educatori (come le maestre o professori) e non dai propri genitori. Inoltre, piuttosto che ammettere i propri sbagli, giustificano le proprie azioni e comportamenti inappropriati e aggressivi con bugie e accusando gli altri (ad esempio il compagno di banco o l’amichetto che va a giocare a casa). Questi bambini fanno il possibile per irritare e far arrabbiare chiunque gli stia attorno, soprattutto gli adulti. Spesso desiderano essere al centro dell’attenzione e farebbero di tutto, purtroppo in negativo, per esserci. Ad esempio, se si sgridano dicendo “per favore, non avere più questo atteggiamento” o “non fare più questo gestaccio”, loro sono portati ad avere quel tipo di atteggiamento e continuare a fare quel gestaccio ancora di più, per dispetto e sfida e faranno di tutto per farlo notare.
Alcune strategie educative per il disturbo oppositivo provocatorio
Per educare al meglio un bambino affetto dal disturbo oppositivo provocatorio, bisogna sapere e tenere bene a mente le cause che hanno portato il bambino a reagire in questo modo. Le cause possono essere diverse e sono quasi sempre di natura familiare: se si viene trascurati dai genitori, è più semplice sfociare in questo tipo di comportamento; se si subiscono abusi in famiglia è normale il bambino mostri dei disturbi di questo tipo; se i genitori sono stati o sono affetti dallo stesso genere di problema, sarà semplice che il bambino possa ereditarlo, se non geneticamente, per via comportamentale e di adattamento.
Le strategie educative per affrontare il disturbo oppositivo provocatorio in un bambino sono diverse ma premettono un ruolo importante dei genitori: devono infatti ammettere che il comportamento del bambino non trova causa nel bambino stesso, ma nell’ambiente in cui egli vive e nelle sue relative problematiche. Andando in questo modo al fulcro del problema, è possibile che i genitori abbiano un approccio diverso nei confronti di questo importante disturbo e che quindi possano dare più peso e la giusta importanza ai propri comportamenti nei confronti del bambino. Alcuni genitori pensano che tutto il lavoro per risolvere questo problema debba farlo solo chi di competenza, ovvero lo psicologo/terapeuta assieme al bambino e basta. Invece no, loro devono essere i primi a mettersi in gioco ed ascoltare i consigli e le indicazioni dell’esperto a cui si sono rivolti.
Terapia farmacologica per il disturbo oppositivo provocatorio
Solitamente, con impegno e costanza, il disturbo oppositivo provocatorio nei bambini può essere curato insieme al terapeuta e ai genitori con delle tecniche comportamentali adeguate. Questo porta ad evitare, ove è possibile, qualsiasi trattamento farmacologico. Nei bambini soprattutto, è sempre meglio non proporre nemmeno qualcosa di così drastico. Infatti, per questo disturbo, molti terapeuti sono contrari all’utilizzo di farmaci, perché è semplicemente una questione di costanza e d’impegno per risolverlo.